Il mio parere sullo spot Esselunga lo trovo poco rilevante sia per il latore del parere (l’ennesimo pubblicitario che parla di pubblicità) sia per l’oggetto: uno spot che trovo poco più che banale, “normale” lo definirebbe un odierno aspirante gerarca, anche se, evidentemente, tocca dei nervi scoperti.
Trovo la discussione conseguente allo spot più degna di interesse, seppur non molto interessante. E la trovo sproporzionata, quantitativamente e qualitativamente. Una gigantesca indignazione per aver “toccato” un argomento che “non doveva essere toccato”:
“Cooomeee? La pubblicità che tocca questo argomento così delicato? Come si permetteeee???!!?”
In questo periodo sto studiando e lavorando molto con i bias e i meccanismi psicologici sottostanti la formazione delle opinioni e delle decisioni. Così tendo (ho il mio bias) a dubitare e analizzare tutto e a chiedermi quanto e cosa ci sia dietro una certa opinione, massimamente quando è di massa.
E a queste domande ho trovato una cosa che mi pare parecchio come una risposta, un meccanismo psicologico di difesa chiamato “intellettualizzazione“. Avete presente quando si dice “esorcizzare qualcosa” (che fa paura e tocca le insicurezze)? Cioè quando per esorcizzare una paura se ne parla e straparla? Ecco, l’intellettualizzazione è un processo per cui si analizza, discute, approfondisce qualcosa con una forte concettualizzazione e razionalizzazione per rimuoverne la componente emotiva. Quella che ci spaventa e ci rende insicuri. E per cui temiamo di sentirci giudicati.

Questa sorta di esorcizzazione, poi, credo conforti alla fine tutti: genitori e figli, separati e non, single, nonni/e e futuri genitori. con le relative insicurezze, senso di colpa, ansie e timori.
La famiglia e le sue responsabilità (e le sue “colpe” vere o presunte, dallo spot mai solevate, ma comunque sentite da alcuni) fanno paura, sono scomode, destabilizzanti. E se le si tocca la reazione rischia di essere una rimozione, una astrazione, una esorcizzazione, una “intellettualizzazione“, tecnicamente detta. Possibile sia così? Non lo so, ma quando leggo moralizzazioni e levate di scudi con questo clamore mi sorge sempre i dubbio che qualcuno abbia la coda di paglia. O di pesca.